Goldman Sachs rivede al rialzo le sue stime sul prezzo dell’oro
Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue stime sul prezzo dell’oro, prevedendo che entro la fine dell’anno un’oncia potrebbe arrivare a costare 3.700 dollari, rispetto alla precedente previsione di 3.300 dollari. Questo aumento è legato soprattutto al maggiore interesse delle banche centrali, che stanno comprando più oro, e all’aumento degli investimenti nei fondi ETF legati al metallo prezioso.
Secondo la banca, il prezzo dell’oro potrebbe continuare a salire, anche a causa del rischio crescente di una crisi economica globale, aggravata dai continui cambi di rotta della politica commerciale dell’ex presidente Donald Trump. Proprio durante la sua presidenza, infatti, le tensioni economiche e commerciali hanno favorito gli investimenti in oro, considerato un bene rifugio in tempi di incertezza.
Gli analisti di Goldman Sachs hanno scritto che le recenti turbolenze nei mercati obbligazionari statunitensi e il forte rialzo dell’oro rafforzano la loro idea che il metallo giallo sia particolarmente adatto per proteggersi dal rischio di una recessione.
Il recente aumento del prezzo dell’oro ha stupito persino Goldman Sachs: la banca, infatti, lo scorso novembre aveva indicato i 2.600 dollari come un buon punto d’ingresso, ma non prevedeva che il prezzo potesse salire oltre i 3.150 dollari entro il 2025. Tuttavia, l’instabilità della politica commerciale ha spinto i prezzi ben oltre quella soglia già questo mese.
Nel caso di uno scenario estremo, Goldman Sachs ipotizza un picco fino a 4.500 dollari l’oncia.
Anche se l’oro sta guadagnando popolarità, non è privo di difetti. Il presidente Trump, ad esempio, aveva detto di voler controllare di persona le riserve auree di Fort Knox, mentre la Germania potrebbe decidere di riportare in patria parte del suo oro conservato negli Stati Uniti.
Tuttavia, investire in oro comporta anche dei costi: non genera interessi, a differenza di altri investimenti più sicuri come i titoli del Tesoro, e i grandi investitori devono anche considerare le spese per la custodia del metallo. In tempi di crescita economica stabile, l’oro tende a essere meno attraente.
Ma l’instabilità causata dalle politiche sui dazi di Trump rende difficile per le aziende pianificare il futuro, aumentando il rischio di recessione e, quindi, rendendo l’oro di nuovo interessante per molti investitori. Chi vuole esporsi maggiormente al settore può farlo non solo comprando ETF o oro fisico, ma anche investendo nelle azioni delle aziende minerarie.
Secondo l’esperto finanziario Peter Schiff, società come Newmont, Barrick Gold e AngloGold Ashanti offrono opportunità interessanti. In particolare, poiché il costo dell’energia – che incide sui profitti – si sta abbassando, le compagnie minerarie potrebbero trarre vantaggio dall’aumento del prezzo dell’oro.
Schiff afferma che, per la prima volta nella sua carriera, consiglia di non comprare oro fisico, ma di puntare invece sulle azioni delle miniere aurifere, perché rappresentano “oro sottoterra” che, a suo dire, non è mai stato così conveniente rispetto a quello già estratto.
Infatti, proprio per via di questi rialzi, la compagnia canadese Allied Gold ha deciso di annullare un accordo preso a febbraio per vendere il 12% delle proprie quote a una società di investimento di Abu Dhabi, visto che il valore delle sue azioni e dell’oro è salito ben oltre le cifre concordate.